sabato 21 luglio 2012

Partiti, ieri sera il via!


E' il fare che ci contraddistingue come umani. Questo nostro andare irrequieti, cercando e conoscendo, sfidando e negando. Noi facciamo le cose, costruiamo pensieri, indaghiamo l'essere e la materia, l'uno e il molteplice. Noi facciamo l'arte e l'industria, incrociamo il noto con l'ignoto, scopriamo i legami fondamentali delle cose che sono, inchiodiamo le assi e svitiamo le viti, facciamo e disfiamo le valigie.

Per un viaggio costante che ci ha portato lontani dall'essere proni a capo chino, adorando idoli e temendo il fuoco.

Noi, adesso, sappiamo, ed ognuno è responsabile di quanto conosce.
Facendo, possiamo costruire o distruggere, amalgamare o separare, odiare o amare, fare o disfare.

Il pensiero creativo, che di solito chiamiamo arte, cultura, è il luogo possibile in cui queste alterità, dicotomie, opposizioni, possono incontrare un luogo comune, dove le voci disparate, le ricerche separate, i percorsi individuali, si incontrano.

In questo caso, l'ego dell'artista, la personale analisi del mondo, possono dimenticare l'illusione d'aver capito ogni cosa, e le conoscenze, le idee o le esperienze, invece di opporsi, scontrarsi o negarsi, incontrano la rara opportunità di confondersi, di versarsi assieme, di mescolarsi.

In loco animae, animus confusus est.

Il locus animae, il luogo della mente che pensa e delle sue espressioni creative, diviene l'evento che confonde, turba ed intreccia le diverse concezioni dell'azione.
Il settimo appuntamento del progetto Locus Animae, a Jesolo, indaga ed espone l'io di dodici artisti che divengono amalgama, concreti in quello che sono, per oltrepassarsi, per superare le differenze e le similitudini, confondendosi nell'oltre.

Allora, le esperienze dell'esistente escono dai percorsi personali e si affacciano nel fare che li unisce.

Così, per esempio, la sintesi del  fare neve di Elisa Anfuso, incontra le navi leggere e i teatrini di nuvole di Michelagelo Barbieri, mentre i simboli espressivi di Stefano Momentè o i sistemi segnici  di Roberta Padovani, convivono con gli scheletri fragili, archetipali, di Giovanni Longo, aspettando i segni della discesa, le Esperidi di Chiara Ricardi, che trafiggono questo mondo possibile.

In questo fare e disfarsi della materia e della sua rappresentazione artistica, il concetto che si apre, proprio del pensiero creativo, è quello della vastità, apertura del luogo dell'essere (àpeiron), non costretto nei confini dell'io.


Aldo Trivellato

In occasione di Locus Animae, Jesolo, luglio 2012

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