E' il fare che ci contraddistingue come umani. Questo nostro
andare irrequieti, cercando e conoscendo, sfidando e negando. Noi facciamo le
cose, costruiamo pensieri, indaghiamo l'essere e la materia, l'uno e il
molteplice. Noi facciamo l'arte e l'industria, incrociamo il noto con l'ignoto,
scopriamo i legami fondamentali delle cose che sono, inchiodiamo le assi e
svitiamo le viti, facciamo e disfiamo le valigie.
Per un viaggio costante che ci ha portato lontani
dall'essere proni a capo chino, adorando idoli e temendo il fuoco.
Noi, adesso, sappiamo, ed ognuno è responsabile di quanto
conosce.
Facendo, possiamo costruire o distruggere, amalgamare o
separare, odiare o amare, fare o disfare.
Il pensiero creativo, che di solito chiamiamo arte, cultura,
è il luogo possibile in cui queste alterità, dicotomie, opposizioni, possono
incontrare un luogo comune, dove le voci disparate, le ricerche separate, i
percorsi individuali, si incontrano.
In questo caso, l'ego dell'artista, la personale analisi del
mondo, possono dimenticare l'illusione d'aver capito ogni cosa, e le
conoscenze, le idee o le esperienze, invece di opporsi, scontrarsi o negarsi,
incontrano la rara opportunità di confondersi, di versarsi assieme, di
mescolarsi.
In loco animae, animus confusus est.
Il locus animae, il luogo della mente che pensa e
delle sue espressioni creative, diviene l'evento che confonde, turba ed
intreccia le diverse concezioni dell'azione.
Il settimo appuntamento del progetto Locus Animae, a Jesolo,
indaga ed espone l'io di dodici artisti che divengono amalgama, concreti in
quello che sono, per oltrepassarsi, per superare le differenze e le
similitudini, confondendosi nell'oltre.
Allora, le esperienze dell'esistente escono dai percorsi
personali e si affacciano nel fare che li unisce.
Così, per esempio, la sintesi del fare neve di Elisa Anfuso, incontra le navi leggere e i
teatrini di nuvole di Michelagelo Barbieri, mentre i simboli espressivi di
Stefano Momentè o i sistemi segnici
di Roberta Padovani, convivono con gli scheletri fragili, archetipali,
di Giovanni Longo, aspettando i segni della discesa, le Esperidi di Chiara
Ricardi, che trafiggono questo mondo possibile.
In questo fare e disfarsi della materia e della sua
rappresentazione artistica, il concetto che si apre, proprio del pensiero
creativo, è quello della vastità, apertura del luogo dell'essere (àpeiron),
non costretto nei confini dell'io.
Aldo Trivellato
In occasione di
Locus Animae, Jesolo, luglio 2012
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